Docente: Prof. Mauro De Berardis
Lavori eseguiti dagli alunni della classe
Quinta B TIEN IPSIA Teramo
Coordinamento: Prof. Mauro De Berardis, Prof.
Loreto Giovannucci
Dispositivi optoelettronici
Lavoro eseguito dall'alunno Juri
Uccello
Cenni di optoelettronica.
Il tecnico elettrico ed elettronico deve
familiarizzarsi sempre più con i fenomeni elettroottici
e con la componentistica che esiste in questo settore,
sia nel campo dei controlli e delle applicazioni
elettroniche (optoisolamento), sia nel campo delle
telecomunicazioni. In particolare la rivoluzione
telematica interesserà nei prossimi anni produttori,
installatori, utilizzatori e distributori di materiale
elettrico, nonché coloro che sono chiamati a gestire le
società complesse. Alle fibre ottiche sarà destinato il
ruolo di costituire il supporto della rete di
telecomunicazioni che sarà come il sistema nervoso della
moderna società. Lutilizzazione della fibra ottica
come supporto di canali di trasmissione mira alla
completa sostituzione dei fili in rame.
Fotoresistore.
Il fotoresistore è un dispositivo a semi
conduttore sensibile alla luce (con lunghezza donda
compresa tra 380 nm e 760 nm ). La sua caratteristica è
quella di avere un valore di resistenza molto elevata al
buio e di diminuire la propria resistenza
allaumentare della radiazione luminosa che lo
colpisce. È in grado pertanto di trasformare le
variazioni di tensione o di corrente.
Viene realizzato con una barra di materiale
semiconduttore, generalmente solfuso di cadmio ( CdS ),
ma anche solfuro di piombo ( PbS ), seleniuro di piombo
(Pbse), seleniuro di cadmio ( CdSe ) o selenio ( Se ),
drogati con impurità di tipo N.
La fotoresistenza è costituita da uno strato molto
sottile di semi conduttore sul quale sono appoggiati gli
elettrodi metallici disposti a pettine.
La radiazione luminosa incidente cede parte della
propria energia alle coppie elettroni-lacune che possono
raggiungere un livello energetico tale da rompere i
legami covalenti e portare i portatori di carica in banda
di conduzione. Con questo sistema si creano cariche
libere che aumentare la conduzione e di conseguenza
diminuire la resistenza.
Le fotoresistenze possono essere alimentate sia in
corrente continua che in corrente alternata e, al variare
dellintensità luminosa in una stessa
fotoresistenza, la resistenza può variare, tipicamente,
da qualche megaohm in condizioni completa oscurità, a
qualche ohm in condizioni di piena illuminazione. Questi
dispositivi possono dissipare potenze notevoli e sono
quindi in grado di pilotare direttamente carichi di media
potenza come i relè elettromeccanici.
Purtroppo limpiego delle fotoresistenze è
limitato dalla loro lentezza nel rispondere alle
variazioni dintensità per via della lentezza della
ricombinazione elettronilacune. Il tempo di risposta si
aggira intorno a 0.3-0.4 ms.
Il rapporto tra lintensità della radiazione e
il numero delle cariche libere generato può essere in
prima approssimazione considerato proporzionale. Il
legame tra la resistenza del fotoresistore R e
lilluminamento E è dato dalla formula:
R = K E
dove K ed a sono delle costanti tipiche del
fotoresistore.
Nelle applicazioni pratiche i terminali del
fotoresistore vengono alimentati con una differenza di
potenziale esterna grazie alla quale i portatori di
carica possono attraversare il dispositivo ed il circuito
ad esso collegato.
Sistemi di comunicazione ottici.
Nei sistemi di comunicazione si ha il trasporto di una
informazione a distanza. Normalmente questo trasporto
avviene attraverso segnali elettrici o elettromagnetici.
Negli ultimi anni si è andata sviluppando una tecnica
nella quale linformazione viene trasportata da
segnali ottici. Poiché la propagazione diretta di
segnali luminosi attraverso latmosfera non è di
pratica applicazione, sono stati realizzati dei
"supporti" che contengono il segnale ottico e
lo guidano da una sorgente ad una destinazione (fibre
ottiche ). I sistemi di comunicazione in fibra ottica
presentano i sequenti vantaggi rispetto ai cavi
conduttori:
Se in un atomo eccitato (ad esempio dallenergia
termica o da altri tipi di energia) viene colpito da un
fotone, che possiede una determinata frequenza, si
diseccita e cede la propria energia liberando a sua volta
un fotone avente la medesima frequenza e la stessa fase
del fotone incidente. Se si intende incrementare
leffetto laser, è necessario fornire energia in
grado di eccitare molti atomi, mediante una operazione
detta pompaggio.
Quando il numero di atomi eccitati è maggiore di
quelli diseccitati si raggiunge uno stato detto inversione
della popolazione .
Leffetto laser, osservato per la prima
volta nei semiconduttori nel 1962, si verifica quando un
fotone raggiunge un elettrone eccitato prima del suo
decadimento, stimolandolo a compiere immediatamente la
trasformazione a livello inferiore con lemissione
di un nuovo fotone che risulta in fase con il primo. I
dispositivi basati su questo principio prendono il nome
di laser a semiconduttore. Il diodo laser è
costituito da una giunzione PN formata da due stati di
arseniuro di gallio fortemente drogato; la giunzione
viene polarizzata direttamente da un generatore esterno;
durante la conduzione gli elettroni, attraversando la
giunzione, si ricambiano come avviene in un normale
diodo. La conduzione provoca linversione della
popolazione necessaria alleffetto laser ed il campo
elettrico applicato esternamente consente
loperazione di pompaggio. Il materiale impiegato
deve essere posto allinterno di due superfici
completamente piane, una completamente riflettente e
laltra solo parzialmente, che fungono da cavità
risonante entro la quale i fotoni devono oscillare.
Il diodi laser presentano spettri di emissione molto
più stretti dei LED (in pratica possono essere
considerati monocromatici), ma sono più costosi e la
potenza da essi generata è molto sensibile alla
variazione di temperatura. Devono essere quindi situati
in ambiente a temperatura costante oppure essere pilotati
da un particolare circuito di reazione noto come APC
(Automatic Power Control) che stabilizza la potenza
emessa al variare della temperatura.
Per sorgenti che emettono alle lunghezze donda
comprese tra 800 e 900 nm le differenze sostanziali tra
LED e LD sono la potenza di picco accoppiata in fibra
(-13 dBm per i LED e +3 dBm per i LD), la modulabilità
(50 MHz per i LED ed oltre 1 GHz per i LD ) e la
larghezza a metà altezza dello spettro di emissione
(circa 40 nm e 1 nm rispettivamente).
Anche la vita media prevista per questi dispositivi è
molto diversa: la vita garantita dei LED supera i 20
anni, mentre la vita garantita dei LD è di 1 anno (ma
possono facilmente raggiungere i 5 anni).
I dispositivi optoelettronici
comprendono una vasta gamma di componenti elettronici la
cui funzionalità è legata a fenomeni ottici, in
particolare alla generazione o alla rilevazione di
energia luminosa.
Le applicazioni dei componenti
optoelettronici sono numerosissime e si estendono dal
campo della visualizzazione di informazioni al
rilevamento dati, alla trasmissione dei segnali, al
controllo industriale.
Visualizzatori.
I prodotti disponibili sul mercato
possono essere raggruppati in due categorie. La prima è
costituita da dispositivi impiegati per la
visualizzazione di informazione e comprende:
LED (o, più precisamente,
VULED: visible light emitter diode) ovvero diodi che
,polarizzati direttamente emettono redazioni in
prevalenza entro lo spettro visibile.
Visualizzatori (display) a led
costituiti da led disposti secondo varie geometrie, a
sette segmenti, a sedici segmenti, a matrice, per
rappresentare caratteri numerici o alfanumerici.
Visualizzatori a cristalli liquidi (LCD:
liquid crystal display) molto utilizzati, per la bassa
dissipazione di potenza, in calcolatrici, orologi,
strumenti portatili. Essi non emettono luce propria ma
sfruttano la luce ambiente per generare i caratteri.
Visualizzatori a scarica nei gas
o a tubi fluorescenti che, per generare i caratteri,
sfruttano rispettivamente la ionizzazione di un gas
(neon) o la fluorescenza generata dallurto di
elettroni su una superficie opportunamente trattata.
Entrambi questi visualizzatori richiedono tensioni
piuttosto elevate (rispettivamente dellordine di
180 e 24 volt), incompatibili con le alimentazioni e i
segnali normalmente disponibili nei sistemi digitali che
li pilotano; necessitato pertanto di speciali circuiti di
interfaccia.
Emettitori,
sensori, fotoaccoppiatori
Una seconda categoria di maggior
interesse in questo contesto, comprende:
IRED (infrared emitter diode)
ovvero diodi che emettono radiazioni comprese nella banda
dell'infrarosso. Vengono largamente utilizzati nel campo
della comunicazione dati e nei sistemi di controllo,
quasi sempre insieme ad un opportuno elemento
fotosensore.
Fotosensori, che includono
fotodiodi, fototransistori, fotodarlington, fototriac. Si
basano tutti sul principio per cui radiazioni, comprese
in un certo intervallo di frequenza, incidenti su una
giunzione polarizzata inversamente producono coppie
elettrone-lacuna che danno origine ad una fotocorrente
Per una data densità del flusso
radiante incidente (H: misurata in mW/cm^2) la corrente
IL generata dipende dalla frequenza f della radiazione
stessa o, alternativamente, dalla lunghezza d'onda l , legata
ad f dalla relazione l =c/f (c=3*10^8 m/s: velocità della luce).
La sensibilità di un fotosensore in
funzione della lunghezza d'onda della radiazione
incidente viene generalmente espressa da curve di
risposta spettrale ; il grafico di fig. 3 presenta le
curve di risposta relativa di un foto transistore al
silicio e dellocchio umano confrontate con le curve
di emissione di due sorgenti luminose, un diodo ad
infrarosso e una lampada al tungsteno. Si noti che la
risposta spettrale può essere specificata anche in
termini assoluti, ad esempio indicando la corrente
generata per m W di potenza incidente (m A/m W) o il
numero di elettroni generati per ciascun fotone incidente
(vedi Fig.4).Tutti i fotosensori al silicio presentano
sostanzialmente la stessa risposta spettrale che
evidenzia un massimo della zona dellinfrarosso. Nei
fotodiodi, la densità di radiazione incidente determina
la fotocorrente Il; in assenza di radiazione permane una debole
corrente di perdita, detta corrente di buio (Id:dark current).Nei
fototransistori, realizzati con unestesa giunzione
base-collettore, la corrente di collettore Ic(o Il) dipende dalla densità di radiazione incidente
e dal guadagno di corrente statico del transistore; in
essenza di radiazione, il transistore è interdetto e la
corrente Iceo
residua costituisce la corrente di buio.
I fotodarlington funzionano sullo
stesso principio dei fototransistori ma consentino un
guadagno di corrente maggiore e quindi presentano una
sensibilità alle radiazioni molto elevata. Nei fototriac
il gate, sensibile alla radiazione incidente, comanda il
triac innescandolo quando la densità nella radiazione
supera una determinata soglia.in condizioni di buio, il
triac è spento; la corrente di perdita residua massima
è chiamata peak blocking current (Idrm).
Nel seguito della NA è riportata una
selezione di fotorilevatore al silicio della Motorola;
per ciascun componente sono evidenziate le dimensioni del
contenitore, la fotocorrente Il in determinata condizione di alimentazione e
densità di radiazione incidente, le tensioni di
breakdown e i tempi di commutazione tipici. Per i
fototriac sono indicati i valori (massimi )e di densità
di radiazione richiesta per innescare il triac (Hft ), il valore
efficace massimo della corrente del triac in stato ON, la
tensione di picco applicabile ai terminali di uscita del
triac in stato OFF, la corrente di buio.Considerati i
bassi valori della corrente nello stato ON, generalmente
il fototriac viene
utilizzato pre pilotare il secondo
triac con prestazioni superiori.
Fotoaccoppiatori: essi
contengono un diodo IRED e un fotorilevatore
efficacemente accoppiate e separati da un dielettrico
trasparente che garantisca lisolamento elettrico.
Per questo motivo vengono anche chiamati optoisolatori
.
Lefficienza di un
fotoaccoppiatore nel trasferire il segnale
dallingresso (IRED) alluscita è
specificata dal parametro CTR (current transfer
ratio), cioè dal rapporto fra la corrente di uscita Ic e quella di
ingresso If ; esso dipende dellefficienza radiante
dellIRED, dalla posizione rispettiva dei due
elementi, generatore e rilevatore, e dallefficienza
stessa del rivelatore. Nei dispositivi in commercio, il
fotorilevatore è spesso un fototransistore; esistono
tuttavia fotoaccoppiatori in cui lelemento
fotosensibile di uscita è una configurazione Darlington
o un triac o un SCR o anche una porta a trigger di
Schmitt.
Laspetto più importante degli
optoisolatori è costituito dal fatto che essi forniscono
un ottima separazione galvanica fra lingresso e
luscita con tensioni di isolamento che vanno do
500V a7500V. Ciò li rende molto adatti allimpiego
in sistemi in cui sono presenti elevate tensioni di modo
comune, nellinterfacciamento di sistemi che
presentano differenti livelli in continua, nel controllo
di dispositivi di potenza anche elevata in cui si debba
mantenere, per raggioni di sicurezza,elettricamente
separati il circuito di potenza da quello di comando.
Dispositivi per fibre ottiche. Comprendenti
emettitori allinfrarosso, fotodiodi e
fototransistori con vari configurazioni di uscita. Oltre
ad essere meccanicamente compatibile con specifici
connettori per fibre ottiche, essi presentano temi di
commutazione ridottissimi; pertanto sono largamente
impiegati nel campo delle comunicazioni dati per la
realizzazione di canali di trasmissione a frequenza
elevata.
Elettronica, Telecomunicazioni ed applicazioni
DIAFONIA
Quando due circuiti telefonici si
trovano vicino, una parte dei segnali delluno può
passare nellaltro attraverso i mutui accoppiamenti
capacitivi e induttivi. Infatti il primo circito, detto
disturbante, è contornato da un campo elettrico e da un
campo magnetico, generati dalla tensione e dalla corrente
di segnale; questi campi inducono delle correnti e delle
tensioni nel secondo circuito, dando luogo al fenomeno
chiamato diafonia, dannoso perché può
compromettere la segretezza della conversazione
telefonica (diafonia intellegibile) o costituire
fonte di rumore (diafonia non intellegibile, detta
anche mormorio confuso).
Si possono distinguere due tipi
principali di diafonia, schematizzati in figura con
riferimento a due linee vicine, una
"disturbante" e laltra
"disturbata". Naturalmente il fenomeno è
perfettamente reversibile invertendo i ruoli tra linea
distubante e linea disturbata.
Nellipotesi che la trasmissione
avvenga nelle due linee sullo stesso spettro di
frequenza, assumono importanza diversa i due tipi di
diafonia a seconda dei sensi di trasmissione: